Progetto Palestre 2009
Struttura sportiva polifunzionale a Villadose (RO)
Il bassorilievo che corre su un lato della piazza antistante Ca' Patella — attuale sede municipale — racconta per immagini, attraverso un'efficace forma di astrazione, gli elementi peculiari del territorio di Villadose: lungo il corso sinuoso del canale Adigetto, punteggiato dai vari ponti, si susseguono le facciate di ville e corti rurali, con le loro sequenze di spazi porticati e di archi. Uno sguardo dell'abitato dall'alto spiega, poi, la loro rigida disposizione: esse sembrano obbedire alla ferrea geometria cartesiana dettata dalla centuriazione romana, da quel principio che misura da secoli il territorio circostante e che appare negato solo dal morbido disegno dei canali e dell'acqua che scorre. Dalla sovrapposizione di tutte queste figure, sedimentate nell'immagine che la cittadina porge di se stessa, prende le mosse la proposta progettuale per la nuova struttura sportiva polifunzionale, concepita allora come una ulteriore “villa” dedicata allo sport.
L'area interessata dall'intervento, situata in uno spazio liminare tra città e campagna, trova nella rilettura della regolarità a grande scala della centuriazione romana un evidente principio di composizione. Funzioni e percorsi si dispongono all'interno di una maglia che ordina l'intero sistema, smentita soltanto dal percorso irregolare di uno specchio d'acqua. Gli ingressi alla struttura sportiva si configurano come ponti che consentono di superare lo specchio d’acqua e di accedere da una sponda all'altra, dall'esterno all'interno.
L'immagine di quegli archi che si susseguono nei portici di ville e barchesse e che sorreggono i ponti specchiandosi nelle acque dell'Adigetto diventa l'elemento più caratterizzante della nuova struttura sportiva. La superficie metallica della copertura a falde piega nel portico che cinge l'intero perimetro della palestra disegnando una sequenza di ampie e irregolari arcate in grado di fornire continuità e ritmo all'intero edificio. Il diaframma sul quale gli archi sono ritagliati consiste in una lamiera metallica forata che funge da frangisole per le retrostanti superfici vetrate, richiamando così alla memoria quei grigliati di mattoni tipici degli edifici rurali della zona. Ombra e luce si propongono, allora, come materiali imprescindibili del progetto: di giorno, oltre i portici, la successione di grandi superfici trasparenti e di pareti opache stempera la luce in molteplici gradazioni; di notte, l'illuminazione artificiale all'interno della palestra filtra all'esterno, oltre la lamiera forata, trasformando l'edificio in una sorta di “lanterna iridescente”.
Relazionandosi con la cortina edilizia esistente - prettamente residenziale - che struttura il margine meridionale del lotto, il nuovo intervento ne richiama da una parte la volumetria semplice e compatta, dall'altra la geometria delle coperture, smorzando l'inevitabile contrasto figurativo tra edifici contraddistinti da funzioni e dimensioni così differenti.
Il passo flessuoso degli archi e la stereometria allungata del corpo di fabbrica, leggermente interrato, assecondano l'orizzontalità del paesaggio rurale circostante, sfumando in parte in esso. La “villa dello sport” entra così in sintonia con ciò che la circonda, con la natura dell'ambiente polesano e con il tempo che da sempre la scandisce.