Una quinta ecologica media il passaggio fra natura e architettura nel progetto che costituisce il primo tassello del centro
polifunzionale “Parco delle arti e delle scienze Evangelista Torricelli”. L’incubatore è destinato a ospitare le attività di ricerca condotte dall’Università di Faenza in collaborazione con il CNR sulle nuove tecnologie della ceramica e i suoi possibili utilizzi. La progettazione di questo primo lotto è aggiudicata a Camerana attraverso un concorso pubblico e sulla base di un progetto preliminare elaborato in precedenza dall’architetto Boris Podrecca, che prevedeva un percorso porticato come elemento unificatore di tutto l’intervento. Il grande portico monumentale proposto dall’architetto di formazione viennese è trasformato da Camerana in un inusuale segno architettonico che, in linea con lo spirito del parco scientifico-tecnologico, deriva la sua forma dalla ricerca di una funzionalità ecologica e sostenibile: una quinta ecologica costituita da grandi ritti in legno lamellare e una trama di frangisole in alluminio, che diventano fotovoltaici nelle ultime due campate. Curva e inclinata rispetto all’edificio, la quinta intende offrire un passaggio pubblico protetto dal sole e dalla pioggia, e al tempo stesso costituire un proseguimento verticale del parco, una sorta di grande intelaiatura sulla quale possono arrampicarsi le piante, una “natura astratta e ecnologica” che collabora con l’ambiente. Dietro la quintaporticato, l’edificio vero e proprio si frammenta in tre volumi dalle diverse funzioni, collegati fra loro da spazi “cerniera” completamente vetrati che ospitano le scale sospese. Ciascun volume si compone di quattro laboratori al pian terreno, uffici al piano superiore e un giardino-terrazza accessibile. I prospetti affacciati sul portico sono intonacati a cappotto, mentre quelli rivolti a nord
sono facciate ventilate isolanti rivestite con lastre in gres ceramico color cotto, un riferimento alla tradizione costruttiva locale realizzato utilizzando un materiale contemporaneo. La disposizione modulata delle finestre e l’arretramento dell’infisso rispetto al filo di facciata fa parte di una scelta compositiva che permette di non palesare all’esterno la presenza di due soli piani, conferendo un carattere di relativa monumentalità all’edificio.
Fotografie di Alessandro Ciampi e Paola Robbe.