Forte di Fortezza
"Iniziato l’anno 1833 sotto Francesco I - terminato l’anno 1838 da Ferdinando I", é quanto riporta l’iscrizione in latino sovrastante il portale della fortezza. In meno di cinque anni, più di 6000 manovali e militari costruirono, in uno dei punti più stretti della valle d’Isarco, un'opera di sbarramento delle dimensioni di una piccola città che, con i suoi 20 ettari di estensione, é il più grande complesso fortificato delle Alpi. Con questa monumentale opera di difesa, gli imperatori Asburgici intendevano tenere sotto controllo i travolgenti cambiamenti indotti dalla rivoluzione francese.
La fortificazione, progettata dall'ingegnere militare Franz von Scholl, é composta di tre unità autonome: il livello della fortezza superiore, quello medio e quello inferiore. Funzionale e inespugnabile, presenta la chiarezza e la sobrietà di linee tipiche del classicismo. Poiché, nei decenni successivi, i paventati scenari militari non ebbero ad avverarsi, la fortezza perse ben presto la sua importanza, mantenendo solo funzioni di polveriera fino alla fine del XIX secolo. Nel 1918, divenuta proprietà dello Stato Italiano, fu utilizzata, fino al 2003, dall'Esercito.
Una volta acquisita dalla Provincia di Bolzano in concessione per trasformare il vecchio complesso difensivo in luogo di incontro e di scambio culturale, si presentarono nuove possibilità per la conservazione del monumento. Nel 2008 é stata una delle quattro sedi espositive della Biennale d'arte europea Manifesta 7 e nel 2009 è stata sede della Mostra Regionale.
I lavori di restauro sono stati affidati all'architetto Markus Scherer di Merano e all'architetto Walter Dietl.
Per Manifesta 7 è stato recuperato il livello inferiore della fortezza, con oltre 3600 m2 di superficie espositiva. La conservazione degli edifici storici ed il mantenimento del carattere di fortezza, compresa l’aura del luogo e la patina del monumento erano fondamentali per il progetto. Nel forte basso i muri, in grandi blocchi di granito, sono stati risanati, i pavimenti riparati e le finestre messe a posto. Tutti gli edifici sono stati dotati di impianti elettrici e antincendio. Inoltre, tutte le infrastrutture (alcuni edifici sono anche stati dotati di riscaldamento) e gli impianti per i servizi igienici sono stati portati vicino agli edifici e in parte anche dentro i corpi edilizi. Costruzioni posticce sono state rimosse.
Giunti nel cortile principale, non sono intuibili subito la dimensione e l’estensione del complesso: i fabbricati monolitici, dalle piccole aperture regolari, sorgono a livelli differenti nel terreno, collegati da diversi sistemi di rampe; quelli inferiori sono già sotto lo scuro specchio d'acqua del bacino artificiale.
Nuovi parapetti e scale in acciaio zincato assicurano i percorsi. Due torri in calcestruzzo armato con scale ed ascensori privi di finestre, collegano gli edifici e permettono un percorso espositivo nel rispetto delle norme per locali pubblici. Superfici e materiali interpretano la tipologia costruttiva storica: il calcestruzzo, gettato in strati irregolari di 30 - 70 cm, con un fine strato di sabbia tra le fasi di getto, forma un disegno di fughe irregolari orizzontali, ottenute dilavando questo strato.
Per le torri è stato ottenuto un colore simile a quello delle strutture preesistenti con l’aggiunta di inerte di granito, mentre la superficie esterna è stata resa ruvida mediante sabbiature ad alta pressione. Elementi nuovi come parapetti, corrimani, porte, e i due ponti di collegamento tra i due corpi del cortile inferiore del forte basso (per garantire l’accessibilità secondo le necessità di luogo per esposizioni pubbliche a questi edifici), sono stati realizzati in acciaio, con superficie zincata, e patinati con acidi per ottenere un colore grigio antracite che si inserisce bene nel contesto.
Nei blocchi edilizi, numerati secondo l’uso militare, sono stati creati un centro visite con cassa e shop, un bar, un ristorante, una sala intrattenimento per bambini e, soprattutto, grandi superfici espositive. Infilate spaziali, dall'aspetto quasi interminabile, attendono i visitatori. Gli archivolti in mattoni a vista, restaurati con cura, e le pareti intonacate, in parte con pitture decorative, serbano l’aura dei tempi passati.
Per la Mostra Regionale è stato recuperato il forte medio, con 1500 m2 di superficie espositiva.
Collegando due tunnel preesistenti ad una nuova galleria verticale, scavata nella roccia alla base degli edifici del forte medio, hanno permesso l'accessibilità a questa parte altrimenti raggiungibile solo attraverso la ripida scala storica.
Una nuova scala si inerpica quindi all'interno dello scavo con una complessa struttura composta da setti di cemento armato collegati uno sopra l'altro a formare una spirale strutturale.
Scala e ascensori arrivano all'interno dell'unica polveriera del forte, che ha subito forti danni a causa di un'esplosione. Tale edificio è stato ricostruito della sua parte mancante all'interno della sagoma dell'edificio preesistente. Per la ricostruzione del blocco è stato gettato il cemento (composto da inerti di granito) e pigiato a strati in modo da dare l'effetto orizzontale dei blocchi di granito del forte. All'interno di questo nuovo corpo ci sono anche i servizi igienici del forte medio.
Gli altri edifici del forte medio sono stati lasciati sostanzialmente come sono stati trovati, quasi ad avere un unico grande giardino dove gli edifici fungono da padiglioni aperti.
Dopo averli messi in sicurezza e dotati di impianto elettrico provvisorio, al posto della pavimentazione mancante è stata messa della ghiaia, dove necessario sono stati aggiunti corrimani e parapetti.
Grazie a questo intervento raffinato il forte continua a respirare l'aria del suo tempo.
Testo: Susanne Waiz
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