Stazione di Bologna Centrale - Nuovo Complesso Integrato
Le condizioni della città circostante e le numerose infrastrutture, previste sotto la nuova stazione, hanno portato a sviluppare un difficile tentativo di ricucitura di varie esigenze urbane sovrapposte.
La linea ferroviaria aveva sempre diviso la città di Bologna in due parti molto distinte: a sud il centro storico con monumenti e palazzi, a nord i quartieri industriali della Bolognina e la Fiera di Kenzo Tange (1967). Il disegno urbano seguiva queste differenze, sviluppandosi regolare e rettangolare a nord, concentrato e radiocentrico a sud. La nuova stazione doveva ricucire il passato e il moderno, il centro storico medioevale-ottocentesco e la nuova Bologna industriale.
Sotto la nuova stazione erano previste numerose funzioni da unire in un unico progetto: la stazione alta velocità interrata, la nuova linea della metropolitana, il people mover che collegherà la stazione con l’aeroporto in dieci minuti, le fermate dei taxi, i parcheggi interrati per i viaggiatori. Il piano terra dei binari era previsto interamente occupato da treni a media percorrenza e l’unica soluzione era una stazione ponte che sorvolasse sopra tutte queste funzioni per unificarle in un comune denominatore. Un altro tema delicato era il rapporto con la vecchia stazione esistente, vincolata dalla Soprintendenza, e con piazza XX settembre, caratterizzata dall’antica porta Galliera e da antiche mura romane.
In questo rapporto tra antico e moderno, abbiamo preferito mantenere distinte le due realtà sotto il profilo architettonico. Verso la città antica rimangono inalterate la vecchia stazione e gli edifici esistenti a fianco, sul retro, dal primo binario in poi, si sviluppano le nuove forme architettoniche verso la città moderna. Questa distinzione longitudinale interpreta la cesura storica della ferrovia in un nuovo edificio bifronte, antico da un lato e contemporaneo dall’altro.
Le dimensioni dell’intervento - sul retro si potevano superare i seicento metri di lunghezza - rischiavano di creare un intervento monolitico troppo invasivo, sproporzionato per il contesto, e per questo abbiamo applicato un processo di scomposizione della stazione in edifici giustapposti.
La vecchia stazione si prolunga sopra i binari con un edificio-ponte rettangolare della stessa lunghezza fino a raggiungere la Bolognina. Un volume rettangolare bianco, distaccato dagli edifici esistenti, ospita tutte le funzioni commerciali, biglietterie, sale di attesa e servizi di ristoro della nuova stazione. Da esso si scende ai binari e ai treni alta velocità attraverso gruppi di scale mobili e ascensori. Una serie di corti interne e di lunghi tagli sulla copertura portano la luce naturale all’interno, illuminano gli spazi di circolazione dei viaggiatori e i binari sottostanti.
Davanti alla nuova sede del Comune, nel quartiere Mercato Navile, abbiamo previsto un ulteriore spazio di ingresso alla stazione, una sorta di isola verde composta da volumi sfalsati che contengono una centrale termica e un impianto sportivo. Il concorso prevedeva infatti di inserire anche strutture per uso pubblico, destinate a convegni, spettacoli e sport, al fine di trasformare la stazione da infrastruttura ferroviaria, dedicata solo al trasporto, in una parte di città utilizzata dai cittadini anche per altro scopo, oltre al viaggio. L’isola e la stazione ponte sono collegate da un tubo commerciale vetrato, che si affaccia verso i treni in movimento e le colline di Bologna. La scomposizione della nuova stazione in questa serie di volumi ha portato a un alleggerimento del progetto rispetto a una soluzione monolitica.
La sequenza dei nuovi volumi corrisponde alla trama urbana della Bolognina. Il disegno urbano di questa parte della città offre caratteristiche geometriche molto evidenti e direttrici di sviluppo facilmente leggibili: si basa su un reticolo ortogonale di strade che definiscono isolati rettangolari con giardini interni. Questa parte di Bologna richiama la regolarità e la semplicità distributiva delle città industriali di inizio Novecento. La nuova stazione recupera gruppi di isolati e li prolunga sopra ai binari. Si tratta di un tentativo di ricucitura dell’orditura della città in un nuovo insieme collegato e ricostruito.
La città di Bologna si sviluppa soprattutto in orizzontale con edifici bassi lungo la pianura padana. Su questi spiccano rare eccezioni, come la famosa torre degli Asinelli, alta 92 metri, il quartiere fieristico di Kenzo Tange (1967) e le torri residenziali di Enzo Zacchiroli (1977-80). Per integrarsi in questo skyline il progetto mantiene ovunque l’altezza massima di circa venti metri ed evita di proporre nuovi grattacieli. Questa scelta esprime un’esplicita intenzione di sobrietà e di rispetto dell’ambiente circostante.
In particolare, abbiamo mantenuto gli edifici esistenti della vecchia stazione davanti a piazza XX settembre, che il bando di concorso consentiva di demolire e di sostituire con una torre alta 73 metri, per conservare un rapporto di continuità storica con la città. Il progetto prevede di ristrutturali a funzione alberghiera e di coprire la corte interna con una struttura in vetro per ottenere la nuova hall di ingresso alla stazione.
L’orizzontalità dell’intervento è stata estesa anche agli altri comparti oggetto del concorso, che si mantengono ovunque della stessa altezza. Nell’area Bovi Campeggi abbiamo previsto edifici direzionali open-space caratterizzati da piazze ellittiche con funzioni di ristoro e di svago. Nell’area ex Ie è stato progettato un semplice ampliamento dell’edificio esistente attraverso un nuovo volume rettangolare vetrato con giardino interno, mentre l’area ex-OMA è caratterizzata da un complesso per studenti a terrazze sfalsate verso la ferrovia.
La luce naturale è stato un altro tema conduttore del progetto. Le corti interne della stazione-ponte creano dei poli di attrazione luminosa per i viaggiatori. Nei doppi volumi interni si può vedere fino ai binari sottostanti. Differenti tipologie di aperture sono state previste nelle corti per caratterizzarle in modo diverso e rendere la luce l’elemento protagonista del progetto.
Nelle banchine dei binari è possibile ricevere luce naturale e vedere il cielo, mentre si aspetta il treno. I lunghi tagli in copertura illuminano i percorsi di circolazione e la loro drammaticità rende lo spazio interno della stazione aperto a differenti interpretazioni.
Andrea Maffei