Casa sul tetto
Costruita sul tetto dell'ex palazzina per uffici dello stabilimento Faema, questa casa è stata concepita come laboratorio sperimentale. Le tecniche e materiali messi a punto per questo progetto, infatti, sono andati a costruire una sorta di “abaco” di riferimento per gli altri interventi.
Il tema da affrontare era quello di abitare sul tetto piano di un edificio preesistente con una sua storia costruttiva, statica, impiantistica, tecnica, con cui stabilire un rapporto per così dire “parassita”.
La casa è tutt'uno con il giardino ed è concepita per respirare e vivere con il cambio delle stagioni e della temperatura. Tutto è finalizzato a mantenere la temperatura pressoché costante tutto l'anno grazie ad un sistema di condotti di ventilazione che regolano i flussi d'aria.
Si tratta di una sorta di tenda: una doppia copertura crea un'intercapedine d'aria e determina un effetto camino costante nel tempo. Il tetto ha un’inclinazione minima che permette all’aria di defluire verso l’alto. Anche Il telo di rivestimento, in pvc, è studiato quindi per rispettare queste dinamiche alla base del raffrescamento naturale.
Le serre addossate alla casa lungo il muro che corre da nord a sud hanno invece un ruolo importante nell'isolamento acustico. Costruite in leggero aggetto impediscono che si diffondano i rumori portati dal vento perché i filetti fluidi dell’aria sospinta dal vento grazie anche alla sagoma del corpo aggettante, si ricompongono al di là dell’ intera superficie della casa, che si trova di conseguenza in una bolla insonorizzata e lontana dai rumori della vicinissima tangenziale.
L’approccio sperimentale è inoltre chiaramente leggibile nei materiali. Il pavimento, ad esempio, è un derivato del silicio. E’ un materiale che si usa per i sottofondi, un autolivellante, non ha bisogno di tagli né giunti di connessione. In più, è il materiale meno radioattivo che si possa usare per un pavimento e anche il miglior conduttore termico per una piastra radiante, il che attenua la movimentazione dell'aria.
Questi esempi descrivono l’approccio ad un progetto di ampia ricerca rispetto all’altrettanto ampio tentativo di utilizzare nuove tecniche del costruire per soddisfare le attuali necessità di biocompatibilità degli edifici.
Ogni dettaglio costruttivo di questo progetto è stato messo a punto pressoché nella stesso modo, dalle bussole di legno delle porte ai pannelli di polistirolo dei solai, agli impianti a vista, ai mattoni in legno dei muri, al telo per camion del rivestimento esterno.
Infine, questi “dispositivi” hanno dimostrato di funzionare prima di tutto dal punto di vista economico, qualitativo e di comfort, ma infine hanno rivelato anche di funzionare dal punto di vista formale, ovvero di essere un linguaggio.