Le antiche presenze (Terramara di S. Rosa di Poviglio) di villaggi terramaricoli negli alvei del Po incontratesi con le trame romane della centuriazione ci restituiscono un brano di territorio emiliano che, ad oggi, resiste nelle ancestrali relazioni con l'acqua e manifesta i nuovi confini visivi definiti dalla moderna agricoltura estensiva. L’ area, di 2100 mq ai margini del centro abitato di Castelnovo di Sotto stretta dal torrente Lora a sud e da una antica strada poderale a nord e a pochi chilometri dal Grande Fiume, è situata in aperta campagna caratterizzata da un contesto paesaggistico rilevante di filari, macchie arbustive, orti, case sparse e fossi.
In seguito ad una richiesta di “demolizione e ricostruzione con spostamento di volumetria” si decide di collocare l’architettura (e il suo contesto) all’interno di questo ambito come una “quinta settecentesca” il cui obiettivo privato di possedere una parte di paesaggio si coniuga con l’obiettivo pubblico di manifestarne e sottolinearne l’importanza storica e culturale. Un progetto di paesaggio, appunto, che già nelle premesse agisce mediante la ri – costruzione, con filari di pioppi e querce, di prospettive di antica memoria sottolineando la dimensione euclidea dell’architettura rurale e la ragione centuriale dei segni del paesaggio.
L’edificio (circa 11 m di larghezza, 34 m di lunghezza, 6 m di altezza) si inserisce nell’intorno lasciato a prato stabile costruendo un rapporto di reciprocità col contesto agricolo. Distante 60 m dalla strada l’architettura si misura nel valore tipologico del rapporto strada – architettura e mediante la valorizzazione di punti di vista, interni ed esterni, nell’articolazione tra vuoti e pieni (portici e finestrature) come figura nel paesaggio. Un ruolo biunivoco tra architettura e paesaggio, tra vicinanza e distanza, tra pubblico e privato, quindi, tra osservatore e osservatorio. In questo contesto, sollevata dal terreno a protezione dell’alta falda acquifera di superficie e a memoria degli insediamenti terramaricoli, la residenza monofamiliare è composta da due elementi: l’involucro esterno del portico (in muratura e cemento armato finiti con intonaco bianco) e il corpo interno della casa (in muratura porizzata sp. 38 cm a setti portanti con cappotto eps 8 cm). Tali elementi, sfalsati l’uno rispetto l’altro mediante uno scorrimento verso nord-est, costruiscono una relazione in cui volume e superficie interpretano e rimandano ai caratteri dell’architettura rurale dell’Emilia occidentale: porticati, sporti di gronda, “porta morta” , differenziazione delle aperture (nord – sud).
Orientata 18° verso sud - est l’abitazione si affaccia con ampie vetrate a sud (serramenti in legno lamellare con vetrocamere basso emissive con gas argon), protette in estate dalla profondità del portico e dalle pareti coibentate scorrevoli, mentre a nord si affaccia alla strada con piccole finestre a nastro che inquadrano il paesaggio e proteggono dai venti freddi invernali. Il grande portico definisce anche la soglia tra casa e campagna attribuendo ad “oggetti indipendenti” come scale e rampe di stessa natura formale e figurativa (acciaio cor –ten e calcestruzzo architettonico) il valore di naturale estensione dei percorsi carrabili e pedonali.
Le facciate, rivestite con cappotto e circoscritte dal sistema portico, si articolano in pieni e vuoti alla ricerca di un rapporto con la grande scala del paesaggio, poi nell’avvicinarsi la sottile trama di scanalature (caratterizzazione del materiale di rivestimento) scompone le facciate in diverse partizioni che traducono la forme alla scala più intima dell’architettura, della casa.
Interpretazione di un paesaggio centuriale ma anche, citando Mondrian, di una poetica di « …. verità per astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta …» la facciata a sud è costituita da grandi pannelli oscuranti scorrevoli che aperti, socchiusi o completamente chiusi si animano in una infinita combinazione di linee, relazioni geometriche e poetiche testimoni dirette di stagioni, di luce, di intemperie e di introversione.
L’accesso dal portico ovest introduce ad un ampio soggiorno pranzo a doppio volume le cui diverse modalità di apertura sottolineano, nelle differenti stagioni e ore del giorno, le articolazioni volumetriche interne e il rapporto spazio – paesaggio esterno. Procedendo dal disimpegno si scorge il corpo scala a rampa unica illuminato da uno stretto lucernaio per poi raggiungere la sala gioco dei bambini dotata di ulteriori sguardi verso l’esterno. Un bagno, una lavanderia e una autorimessa completano le dotazioni di servizio del piano terra. Al piano superiore lo studio - biblioteca inquadra prospettive urbane e agresti e il vuoto sul soggiorno è animato dalla luce radente del lucernaio zenitale. La zona notte, distribuita da un corridoio e da un bagno passante, si completa con tre camere da letto dotate di servizi (cabina armadio e bagno).
Dal punto di vista tecnologico la casa (orientata a sud con 18° verso ovest sfruttando al meglio gli apporti bioclimatici offerti dall’irraggiamento solare - inverno/estate - e dai venti prevalenti da nord) è dotata di un impianto di riscaldamento a bassa temperatura a pannelli radianti a pavimento e parete, di una unità di trattamento aria meccanizzata e di un impianto di deumidificazione statica.
Sulla copertura piana sono integrati i pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua sanitaria e integrata la predisposizione per i pannelli fotovoltaici (Alugraf ) per una potenza complessiva di 6 Kw. La casa, ai sensi della normativa in vigore nella Provincia Autonoma di Bolzano (D.P.P 29/09/94, n. 34) CASACLIMA, è in classe A con un consumo previsto di 5,19 KWh/(mq anno).