Stazione Vesuvio Est
Attraversare, vivere un territorio.
Ci sono luoghi che devono essere forse sognati e successivamente raccontati per poter comprendere come una dialettica tra vocazione naturale e adesione ad una volontà umana possa essere credibile.
Ci sono luoghi che vengono attraversati. E pertanto feriti. Divisi. A volte scardinati e frammentati.
Esistono luoghi dove tracce naturali e tracce umane “spontaneamente libere” si sovrappongono e si stratificano. Ci sono luoghi dove all'uomo sembra tutto possibile ma spesso questi rivelano l'impotenza dell'uomo su se stesso, sulle sue volontà e capacità di vivere con il territorio. Le infrastrutture, attraversano il territorio spesso come atti “violenti”, seppur necessari, a volte.
Sono mutazioni senza ritorno.
Ma possono essere anche delle occasioni per rimettere in gioco ciò che si è perso o diventare monito di ciò che si potrebbe continuare a perdere.
Una linea, l'alta velocità, attraversa il territorio, lo usa e gli fornisce un servizio che lo mette in “rete”. La possibilità di arrivare o partire da un luogo rende l'appartenenza di questo non più una condizione esclusiva a chi vive quel territorio. Una linea, la circumvesuviana, crea un sistema di relazioni per il territorio, in una dimensione straordinaria di paesaggio e città, realtà e sogni.
L'incontro tra queste due linee diventa l'occasione per inventare un luogo. Ma a chi appartiene questo luogo? A chi arriva? A chi parte? A chi vive il territorio? O a chi lo attraversa? Può un luogo transitorio per natura diventare uno spazio “pubblico” della campagna. Uno spazio sospeso tra terra e cielo dove riuscire a percepire questa dimensione quasi dell'apparizione. Concepire la stazione come una apparizione nel paesaggio di un spazio mutevole nel tempo e con il tempo. La ricerca di un identità che più legata all'idea di uno spazio all'interno di un parco agricolo-urbano piuttosto che di un edificio autorefenziale e chiuso in se stesso.
La sequenza continua di spazi aperti, aperti-coperti, coperti-aperti, costruisce lo spazio pubblico che si identifica con i suoni e gli odori del territorio, che cambia pelle a seconda delle stagioni, e che si protegge e allo stesso tempo produce energia, che sa crescere nel tempo in un corpo già formato, che sa occupare e occuparsi del territorio.
Ciò che attenderà il viaggiatore è una cascata di acqua a giugno e una nuvola nebulizzata ad agosto, il fiorire delle bouganvilles in primavera e una trama di ghiaccio su filamenti di acciaio a gennaio, una luce radente in inverno e una luce penetrante in estate. Giochidi riflessi e trasparenze, rimandi prospettici e inquadrature sul paesaggio completeranno questo viaggio che si porterà dietro sempre l'immaginario della scoperta e che renderà questo luogo magico e sincero.